L’arte del raccontare

Introduzione

Un famoso scrittore per bambini ha fatto la seguente importante affermazione:

“Il dipingere è l’arte dell’occhio e della mano, e il raccontare è l’arte dell’occhio e della bocca.”

Un pittore deve avere un gran senso del particolare. Deve aver un occhio attento per cercare di focalizzare un disegno o per guardare un paesaggio, prima di iniziare a dipingerlo. Il racconto ha molto in comune con la pittura, si dovrebbe essere in grado di vivere la storia nella propria mente prima ancora di raccontarla. Si potrebbe definirlo così: Un dono per coinvolgere l’uditore nell’episodio stesso di cui egli si sente protagonista. È un’abilità il saper trasformare un fatto puramente storico in un’attualità reale, vivente. Tale dono, pertanto, può essere considerato un’arte!

A questo punto viene facilmente il pensiero di non possedere un tale dono o, forse, di non essere in grado di esprimerlo. Però, molto probabilmente si trova dentro di noi, ma non è mai stato usato o valorizzato. Tutti i doni si sviluppano solo se si mettono in pratica, perfezionandoli continuamente.

Vogliamo insegnarvi alcuni principi che riguardano “l’arte” del raccontare e anche incoraggiarvi a metterli in pratica.

Ai bambini di tutte le età piacciono le storie. Lo stesso scrittore di prima ha espresso questo principio nella seguente affermazione: Bambini e storie si completano come i fiori ed il sole sono inseparabili.” Se le storie sono così importanti per i bambini facciamone uso per parlare a loro del Regno di Dio.

Si sa che per fare un programma televisivo di un minuto, è necessaria una preparazione minima di un’ora. Così anche il “preparare una storia “, non può essere fatta in un minuto ma occorre molto tempo. Non è del tutto sufficiente avere facilità nel dialogare o nell’esprimersi. Anche chi ha un tale dono, ha bisogno lo stesso di prepararsi, in modo tale da poter dare il meglio di sé stesso. Se vogliamo avere successo nel servizio a Dio, non dobbiamo esser pigri, ma lavorare duramente, aspirando ai massimi risultati.

Come prepararsi per raccontare una storia biblica:

Ci sono diverse regole da osservare!

  • Prima di tutto bisogna pregare. Prendete sempre come esempio Gesù, la Sua autorità e la Sua forza nel comunicare, erano il frutto della continua relazione col Padre!
  • Leggete la storia da voi scelta, direttamente dalla Bibbia. Che sia una storia adatta ai bambini secondo la loro età. Lasciate che le parole della Scrittura parlino alla vostra mente e al vostro cuore. Rileggete e meditate il testo, fino a quando non vi sentirete personalmente coinvolti nell’episodio stesso.
  • Per realizzare il racconto nel vivo, occorre visualizzare l’episodio, chiudendo magari gli occhi, immaginando i vari eventi. Nella vostra mente fate sorgere i personaggi presenti, i luoghi, l’ambiente e qualunque cosa faccia parte del racconto. Diventate degli artisti! Vivete il fatto anche nell’animo! Lasciatevi commuovere, rattristare, rallegrare, irritare. Ridete o piangete con le persone del vostro racconto. Tutti gli aspetti della storia, (che avete intenzione di raccontare) debbono diventare realtà per voi stessi, prima di comunicarli agli altri. Chiunque insegna cose nelle quali non si è lasciato coinvolgere personalmente non sarà giammai convincente, non potrà trasmettere nessun valore né influenzare positivamente i suoi ascoltatori. Chi, invece, nel suo spirito ha vissuto realmente il fatto, avrà grande facilità di comunicarlo con parole proprie, senza essere legato al testo scritto.
  • Studiate la vostra storia meglio che potete, consultando una carta geografica per localizzare i paesi, le città e le distanze. Cercate più informazioni in merito ai personaggi, usando per esempio i commentari biblici. Trovate in un buon dizionario il significato delle parole o delle espressioni difficili. Se possibile, invece di parole difficili, usate dei sinonimi in base all’età dei bambini e adatti alla loro comprensione.
  • Dopo aver letto e meditato il racconto in una Bibbia normale si consiglia di leggere la lezione in una Bibbia per bambini, per adattarsi meglio al loro linguaggio.
  • Stabilite esattamente e con chiarezza l’obiettivo dell’insegnamento che volete trasmettere al bambino. State attenti di non concludere il racconto con una predicazione; l’argomento deve essere già chiaro nel racconto.
  • È consigliabile svolgere il racconto con la Bibbia in mano affinché i bambini sappiano che essa è la fonte della veridicità del racconto. La Bibbia aperta nelle vostre mani vi faciliterà nell’inserirvi eventualmente qualche foglietto con appunti, e permetterà di leggere un breve versetto per rilevare un importante aspetto della storia.
  • Scegliete eventuali aiuti visivi come per esempio una lavagna per fare qualche disegno, quadri o figure; una carta geografica, libri o oggetti oppure la flanellografia, preparando anticipatamente e in ordine d’impiego tutte le figure che saranno utilizzate.
  • L’uso di una rigogliosa fantasia non contrasta per niente con la volontà di Dio. Creare personaggi nuovi, immaginare discorsi e situazioni fittizie possono rendere più vivo un racconto, purché rimanga nei limiti dello Spirito e della rivelazione della Parola di Dio. Il seguente esempio tratto da un libro per ragazzi potrà illustrare meglio quanto detto:

Dan ed Andrea camminavano verso la collina del Golgota, sita un po’ fuori della città. Non vi erano più le croci. Più niente ricordava gli eventi avvenuti il giorno precedente, soltanto la terra calpestata testimoniava di una grande folla che vi si era radunata, ma questo era tutto. “Lo sai che uno dei ladri ha chiesto perdono a Gesù?” disse Andrea. “E tu come lo sai?” “Mio padre stava vicino alle croci insieme a mio nonno ed essi hanno sentito tutto quel che dicevano.” “Fino a mezzanotte ne hanno poi parlato a casa. Io che ero a letto, ho seguito tutti i loro discorsi.” “E che cosa ne sai ancora?” chiese Dan. “So che mentre era in croce, Gesù disse: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno!” Dan ascoltava a bocca aperta ……. (secondo Luca 23:26-49)

Un altro esempio di come si potrebbe raccontare una storia biblica ai bambini. Gesù benedice i bambini (Marco 10:13-16)

Mentre Stefano ed i suoi amici stavano giocando a rincorrersi, un gruppo di viaggiatori arrivò nella piazza del mercato. I bambini si fermarono subito, incuriositi. Volevano sapere chi fossero quelle persone. Un uomo in particolare attirò la loro attenzione. La gente Gli faceva delle domande a cui Egli rispondeva, come un maestro. Ecco, molti uomini si avvicinarono a Lui. C’erano Marco, il falegname, Giuseppe, il vicino di Stefano e perfino Simeone, il vasaio. Questi abbandonò il suo lavoro per parlare con quel maestro. Oh, guarda, sono arrivati pure i Farisei. L’Uomo, che stava parlando con loro, aveva l’aspetto molto severo. “E’ un Profeta si chiama Gesù,” sussurrò Anna nell’orecchio di Stefano. “Sai, è bravo, ha guarito mia nonna.” “ Gesù? …… ma sì, anche la mamma ne aveva parlato.” Stefano si affrettò verso casa per raccontare il tutto alla mamma. La trovò che stava ricamando assieme alla mamma di Anna. “Mamma, Gesù, il Profeta è in piazza!”

Le madri interruppero il lavoro e si misero a discutere un po’ tra loro. Poi si alzarono, e la mamma di Stefano disse: “Andiamo pure noi, voglio vedere questo Gesù da vicino.” E mentre si preparava per uscire: “Presto, vai a svegliare Ruth!” Ruth era la sorellina di Stefano e quando suo fratello le raccontò che stavano per andare a trovare il Signore Gesù, la piccola iniziò a battere le mani per la gioia perché le sembrava una bella avventura. Finalmente, tutta la famiglia era pronta per uscire. Anche dalle altre case uscirono delle mamme con i loro figli. La mamma di Anna aveva avvertito tutti.

C’erano Elisabetta, Levi, Beniamino, Maria e perfino il piccolo Matteo che zoppicava. Tutti, allegramente, si avvicinarono a Gesù. Stefano, certamente, era uno dei primi; ma, ad un tratto, la sua faccia allegra si rabbuiò. Un uomo grande e robusto gli chiese bruscamente dove fosse sua madre. E appena Stefano glielo disse, questi le si rivolse, sgridandola: ”Signora, Gesù è stanco e proprio adesso fate questo chiasso con i vostri figli. Tanto loro non capiscono niente dei suoi insegnamenti. Per favore, allontanatevi.”

Che delusione! Che tristezza! Tutta la loro speranza era svanita. Gesù non vuole i bambini, è solo per i grandi. L’hanno detto i suoi discepoli, quindi……Ma, improvvisamente, si sentì una voce calma e gentile: “Lasciate i bambini venire a me, non glielo vietate.  Proprio per loro è il Regno di Dio” Come? Gesù li chiama? …… Anche loro, Stefano e tutti i suoi amici? … Essi si misero a correre e Gesù …… Gesù aprì le Sue braccia e fece sedere tutti vicino a Lui. Perfino la piccola Ruth smise di piangere e guardò il viso gentile di Gesù.

Le mamme, tutte contente, videro come Gesù benediva i loro figli, prendendoli in braccio. Avevano gran fiducia in questo Signore che amava così tanto i bambini. Allegramente se ne tornarono a casa. Questa volta, anche il piccolo Matteo saltellava come tutti gli altri ragazzi, sano e felice perché era stato guarito da Gesù.E Stefano non avrebbe mai più dimenticato il suo primo incontro con Gesù. Sapeva di aver trovato un Amico che lo amava davvero.

Il Signore Gesù ama i bambini alti, magri, bassi, forti, grossi, biondi, sciocchi, bravi, neri, saputelli, bianchi, cattivi, rossi, pazzerelli, studiosi … Il Signore Gesù ama TE.

Gesù è il maestro degli insegnanti!

  • Egli aveva imparato a dipendere in ogni situazione dal Padre. Sapeva come doveva attirare l’attenzione degli ascoltatori. Spesso insegnava per mezzo di parabole (Matteo 13 – il seminatore) e illustrava il suo insegnamento con la natura circostante (Matteo 6: 26-28), oppure nel mettere davanti agli ascoltatori un bambino (Matteo 18:2) e così via.
  • Ogni volta l’insegnamento era preparato in modo diverso per tenere viva l’attenzione della folla e per portarla a riflessioni personali. Neanche le parabole ebbero sempre una spiegazione istantanea, proprio perché Gesù voleva che gli ascoltatori scoprissero loro stessi la verità.
  • Gesù non trasmetteva soltanto informazioni, ma voleva assicurarsi che il suo insegnamento fosse assimilato per essere poi messo in pratica. E’ importante far notare a questo punto che non è sempre saggio rispondere immediatamente ad ogni domanda. Lasciate che il ragazzo scopra da sé le risposte. Lasciatelo riflettere. Dio ci ha dato non solo delle orecchie per ascoltare, ma anche un cervello per ragionare ed elaborare quello che abbiamo ascoltato. Non riversate soltanto degli insegnamenti nella mente dei bambini, ma guidate i loro pensieri. Aiutateli a scoprire Gesù e ad aver fiducia in Lui.
  • Nel momento in cui un bambino inizia a realizzare concretamente l’insegnamento, esso diventa allora veramente efficace. Il processo educativo inizia quando il bambino è personalmente coinvolto ed esprime la volontà di mettere in pratica quanto insegnatogli.
  • Gesù, oltre ad insegnare alle folle, preparava i dodici discepoli affinché anche loro, più tardi, potessero fare altrettanto.
  • Gesù aveva compassione per gli uomini, sia a livello materiale, che a livello spirituale. Dio ci ha creato con un bisogno di imparare, di voler raggiungere qualcosa, di crescere (Luca 2:40). Se ci accorgiamo che le nostre lezioni annoiano i bambini, dobbiamo capire che non insegniamo bene.

Come si può introdurre una storia per attirare l’attenzione del bambino:

La curiosità del bambino è il vostro punto di contatto.

Un detto di Plauto dice: “La curiosità è la madre di ogni conoscenza.” Chiunque ha contatto con i ragazzi sa che essi fanno domande in continuazione. Qualcuno ha detto una volta: “I bambini sono nati con un punto interrogativo nella loro mente.”

E’ necessario avere molta pazienza per ascoltare e cercare di rispondere alle loro mille domande. I bambini, specialmente quando sono piccoli, fanno tante domande che quasi non si ha neanche il tempo di rispondere. “ Dove va il treno?” “Perché non possiamo comprare una barca?” … ecc. quando si è stanchi si ha la tendenza a zittirli. State attenti a non farlo spesso perché proprio la loro curiosità è il vostro punto di contatto.

Non iniziate mai un racconto così: “Ora vi racconterò la storia di Mosè.” O ancora: “La storia che vi racconterò l’avete già sentita.” In tal modo, l’attenzione, verrà meno, immediatamente. Ma se, volendo raccontare la storia di Mosè, voi iniziate imitando il pianto di un bebè, avrete sicuramente svegliato la loro attenzione sin dal primo momento.

Altri suggerimenti per iniziare un racconto:

  • Fate una domanda che riguarda il tema della storia.
  • Raccontate un’esperienza personale.
  • Fate una lezione pratica o un gioco che riguarda l’argomento del racconto.
  • Dite: “Dopo il prossimo canto vi racconterò una bella storia ……”
  • Lo stesso racconto può essere presentato dal punto di vista di diversi protagonisti. Un determinato episodio viene vissuto diversamente da un Maestro o da un suo discepolo, da un adulto o da un bambino. Per esempio il racconto in Matteo 19:13-15 vissuto da un bambino sarà molto diverso di come lo conosciamo raccontato dai discepoli.

Come comporre una storia:

Con l’aiuto del racconto di Bartimeo (Marco 10:46-52) diamo un suggerimento su come costruire lo svolgimento di un racconto fino ad arrivare alla conclusione prescelta, che deve essere il punto culminante della narrazione.

1. La scelta dell’obiettivo. (punto culminante) Diversi potrebbero essere gli obiettivi, ecco alcuni:

  • Gesù si interessa a chiunque invoca il Suo nome.
  • La fede personale in Gesù dà la salvezza.
  • Gesù operava miracoli ed è Lo stesso ancora oggi.
  • Chi incontra Gesù deve scegliere se seguirLo o no.

2. Il racconto

Prima parte – inizio attraente: il racconto inizierà; suscitando per esempio la curiosità dei bambini sull’immagine di un uomo seduto a lato della strada e che ad un tratto si mette a gridare a squarciagola: cosa insolita, no? Perché grida?

Seconda parte – narrazione della storia: si descrive il luogo, la città, la situazione degli infermi che in quel tempo dovevano vivere di elemosine, la miseria, la disperazione degli uomini da una parte, l’amore di Dio, la sua compassione, il suo desiderio di salvarli dall’altra. Eventualmente si potrebbe citare il passo di Luca 4:18-19 per spiegare il motivo della venuta di Gesù nel mondo.

Terza parte – crescendo fino all’obiettivo: ci si ferma sul più importante episodio del racconto di Gesù con Bartimeo; dirigendo poi l’attenzione dei bambini verso l’obiettivo prescelto.

Quarta parte – breve conclusione: Come conclusione portare il bambino ad una risposta o ad una riflessione o decisione. Dargli eventualmente l’occasione di pregare.                      

Le qualità che fanno un buon narratore:

  • Tranquillità e serenità perché sa di essersi ben preparato.
  • Sa essere espressivo con il viso, le mani ecc.
  • Con le sue parole sa dipingere in modo vivente un ambiente, un luogo, una situazione, ecc., dando alla storia lo sfondo adatto.
  • Parla con molta chiarezza, adattando la sua voce alle diverse situazioni:  A bassa voce (quando Davide si trova nascosto nella spelonca per fuggire a Saul. 1 Samuele 24) Voce normale. Ad alta voce (quando Davide quando chiama Saul, 1 Samuele 24)
  • Sa mantenere durante tutta la narrazione l’attenzione dei bambini, creando un’atmosfera di coinvolgimento.
  • Sa rimediare alla mancanza di interesse e per ricuperarla, si serve eventualmente di un breve silenzio, o fissando il bambino irrequieto, chiamandolo sottovoce per nome, o prendendolo vicino a sé.
  • Sa anche fermarsi quando giova meglio alla situazione.

N.B. Se dopo un racconto i bambini si sgranchiscono le membra o si stirano, non è affatto un segno di noia, ma piuttosto un segno di rilassamento di tensione dopo aver seguito o vissuto con attenzione la narrazione.

Per i vostri racconti, tenete presente le seguenti importanti considerazioni.

Per bambini dai 3 ai 5 anni:

  • Si possono concentrare soltanto pochi minuti, perciò narrate brevi racconti eventualmente introducendo una pausa.
  • Il loro mondo è molto limitato, presentate dei racconti che hanno punti di contatto con la loro vita, in modo particolare essi si interessano di animali (ad es. la creazione, Noè) e di bambini della loro età (ad es. Mosè, Samuele, Gesù bambino)
  • Raccontate la storia non soltanto con la voce, ma anche usando delle figure o degli oggetti. Non esitate a servirvi della mimica per rendere il racconto più vivo.
  • Adattate il vostro linguaggio a quello dei bambini e non usate parole che non possono capire.
  • Coinvolgeteli nel racconto, ad es. lasciandoli fare il rumore del vento, o camminando sette volte intorno alla “città di Gerico”. (avendo fatto un cerchio con le sedie)
  • A loro piace sentire raccontare più volte un episodio.

Per bambini dai 6 ai 9 anni:

  • Riescono a concentrarsi per circa 10 minuti.
  • Durante il racconto è importante coinvolgere tutto il vostro essere (emozioni, gesti, mimica, espressioni ecc.) in modo da mantenere viva l’aspettativa per quanto seguirà.
  • I bambini dimostrano molto più interesse alle avventure o ai fatti successi ad altri bambini della loro stessa età. (ad es. il piccolo Samuele, il pastorello Davide) Interessanti racconti di animali o di rapporti uomo/animale attraggono tutta la loro attenzione.
  • Una storia più lunga può essere raccontata a puntate. Tuttavia occorre dividere le puntate in modo tale che l’episodio finisca in un momento molto interessante, così i bambini aspetteranno con ansia la continuazione. Attenzione, però, che il racconto non sia interrotto proprio nel punto più culminante.
  • Se si utilizza una illustrazione (oggetti, immagini ecc.) si stia attenti che sia solo per sottolineare il soggetto principale del racconto, questo per far capire e ricordare soprattutto la verità biblica in esso contenuta e quanto dovrebbero conoscere di una vita con Dio. Non è importante che la storia venga ricordata ma che l’argomento principale porti frutto di ravvedimento nel bambino.

Per bambini dai 10 ai 12 anni:

  • In quest’età v’è un aumento di interesse soprattutto per esperienze vissute o avventure di coetanei ma anche di ragazzi più grandi o perfino adulti. Il loro interesse è anche rivolto a racconti di altri paesi o continenti. Quel che preferiscono sono i fatti veri (spesse volte domandano se il racconto è vero).
  • Nel vostro racconto si debbono alternare i momenti tranquilli con quelli di tensione e azione, in modo che i ragazzi abbiano la possibilità di identificarsi con i personaggi della storia e paragonare le loro reazioni, i loro pensieri e le emozioni con quelli propri.
  • Introduceteli nella realtà della vita e del mondo nel quale si muovono (sport, natura, musica, scuola famiglia, amici, mass-media ecc.). Presentate la vita, alternando l’esaltazione della bellezza con la presentazione dei pericoli. Così i bambini imparano come comportarsi nel loro ambiente e soprattutto come trovare risposte e soluzioni alle loro domande e ai loro problemi.
  • Narrando le storie bibliche è importante dare rilievo all’argomento che si vuole trasmettere, illustrandolo e spiegandolo, finché non si abbia la certezza che il concetto sia diventato parte integrante della vita del bambino, influenzando in modo positivo i suoi pensieri. Ciò può essere verificato facendo delle domande ai bambini o invogliandoli a raccontare la storia con parole proprie.
  • I bambini sono alla ricerca di esempi, di ideali, di eroi da imitare. È dunque importante scegliere dei racconti nei quali possono essere messi in luce dei personaggi che i bambini prenderanno volentieri quali esempi positivi da imitare.

Infine, per chi non è ancora abituato alle narrazioni di storie e racconti, vorremmo dare un incoraggiamento a non lasciarsi fermare dalle apparenti difficoltà di quanto sopra esposto. Come in ogni altra cosa, anche il raccontare s’impara raccontando.