Un unico corpo, molte membra!

(1° Corinzi 12)

Come è proprio iniziato, nessuno lo sa dire; né il naso, né l’orecchio, né il piede, né la mano o la bocca.


Tutti appartenevano ad un unico corpo, ognuno aveva il suo compito. La bocca era grata perché poteva parlare. Il piede era felice: poteva ballare, saltare, camminare. L’orecchio aveva lavoro in abbondanza, poiché c’era tanto da ascoltare.

Tutte le membra del corpo erano sistemate così bene che ognuno poteva svolgere il proprio compito, senza dare fastidio all’altro!


Però, un giorno, la mano si accorse che il mignolo abbassava la testina. “Cosa succede?” domandava la bocca. “Ah! – diceva il mignolo -, io non ne faccio veramente parte!” “Parte di che cosa?” diceva la bocca. “Del corpo, naturalmente” rispondeva il mignolo. “Sarebbe lo stesso per voi, se non ci fossi. A che cosa servo io? Dove posso dare una mano? Se fossi una bocca, come te, avrei almeno un compito. Racconterei dappertutto del Signore Gesù. 

 Sorriderei alla gente ed incoraggerei gli ammalati e … ah, se fossi una bocca! 

O un orecchio, allora la gente potrebbe raccontarmi tutti i loro problemi ed ascolterei. Dev’essere meraviglioso essere un orecchio! O un piede, allora potrei camminare. Andrei dappertutto per annunciare l’Evangelo e salterei di gioia se la gente venisse ad ascoltare la Parola di Dio. Ah, se non fossi un mignolo! No, come mignolo non appartengo al corpo.”  Scoraggiato abbassava la testa. 

“Ma ascolta!” diceva la mano: “Tu puoi raccontarci quel che vuoi, ma noi abbiamo bisogno di te. Non sei stato fatto per niente. Se tu
non svolgi il tuo compito, diventa più difficile per le altre dita. Mignolo, si, tu appartieni al corpo! Hai un tuo compito.”

Le altre membra avevano seguito attentamente il discorso. Avevano già notato che il mignolo era triste e questo rendeva tristi anche loro. Volevano piuttosto che il mignolo diventasse allegro e contento. Il corpo si metteva le mani nei capelli.


Ad un tratto una voce disse: “Io non ho bisogno di nessuno!” Tutti si stupirono. Come era possibile? Erano messe insieme come membra di un unico corpo. Come allora, uno di loro poteva dire: “Non ho bisogno delle altre membra?” “Dimmi, perché no?” diceva il piede. “Perché mi basta guardare” rispondeva l’occhio. “Aspetta, occhio – diceva il piede -, se tu non avessi me, dovresti vedere giorno dopo giorno le stesse cose, poiché senza di me non potresti andare in nessun luogo. Ti sbagli se pensi che non hai bisogno di me.” 

“È vero, – diceva l’occhio -, ho bisogno di te!” “Se non entrasse il cibo per mezzo di me – diceva la bocca -, non diventeresti debole, occhio?” “Si hai ragione, – diceva l’occhio –ho bisogno pure di te.” “E se tu non avessi me – diceva la mano – per strofinarti gli occhi al mattino, allora non vedresti niente dal sonno.”

“È proprio vero – esclamava l’occhio -, si, ho bisogno di voi, non posso vivere senza di voi; ma quel piccolo mignolo è assolutamente inutile.”

Tutti stavano zitti ed avevano pietà del mignolo. Passarono alcuni giorni e il corpo andava a passeggio per prendere un po’ d’aria.

I piedi camminavano allegramente. Le mani stavano al caldo nelle tasche del cappotto. Le orecchie ascoltavano il soffiare del vento tra gli alberi. Gli occhi guardavano attorno e godevano tutte le bellezze. Il naso odorava la natura fresca.

Tutto sarebbe stato splendido se non ci fosse stato quel piccolo mignolo, che si sentiva inutile, specialmente dopo quel che aveva detto l’occhio. Tutte le altre membra del corpo soffrivano con il mignolo. Ed ogni tanto il corpo camminava con il naso in aria,  pensieroso.

La situazione dispiaceva persino all’occhio, ma era troppo orgoglioso per farlo vedere. “Perché – diceva tra sé -, devo preoccuparmi sempre del mignolo?” … Passerà, se non lo vedo più. Ma è vero! Non ho bisogno di lui. Devo godermi questa natura così bella, vedere tutte le cose che mi circondano e dimenticare questi problemi.”


L’occhio guardava attentamente attorno. Ma ad un tratto l’occhio provò un violento dolore e non vide più niente, né alberi, né campo. Grosse lacrime riempivano gli occhi. Tutto questo per una piccola pagliuzza. Ad un tratto, i piedi si fermarono e la bocca gridò: “Ahia!” Il naso gocciolava. Le mani cercavano nelle tasche e trovarono uno specchio. “Toglilo” diceva la bocca. Ma l’occhio piangeva tanto che non vedeva più niente. La mano strofinava l’occhio, ma questo non serviva a niente.

La bocca disse: “Il mignolo deve togliere la pagliuzza, è abbastanza piccolo per farlo.” La bocca chiese al mignolo di farlo. Lo avrebbe fatto? Tutte le membra del corpo attendevano con ansia …

Il mignolo capì: “Qui c’è un compito per me!” Si alzò, sentendosi molto felice e pian piano spinse la pagliuzza verso l’angolo dell’occhio, mentre le altre dita tenevano l’occhio aperto. La bocca si apriva e si chiudeva nervosamente. Il mignolo tolse la pagliuzza. Si vedevano di nuovo delle lacrime negli occhi, ma adesso di gioia. 


Il cuore era felice.

I piedi spiccarono un salto di gioia, le mani si alzarono e la bocca disse: ”Hurra!” tutto il corpo era allegro. 

E quando l’occhio disse al mignolo: “Grazie, vuoi perdonarmi?”, tutte le membra capirono che insieme formavano il corpo, e che avevano bisogno l’uno dell’altro.

Il corpo rideva di tutto il cuore.